Le implicazioni della colpa di un nazista ordinario

Le implicazioni della colpa di un nazista ordinario

Se ancora oggi parliamo di nazismo è perché nel 2021 continuano a venire fuori documenti e materiali fotografici, identità di coloro che edificarono quel complesso stratificato che risponde al nome di Terzo Reich. Per comprendere appieno il fenomeno e per rispondere ad alcuni degli interrogativi che ancora adesso non hanno messo d’accordo gli studiosi si rende necessario investigare negli anfratti sociali, nelle basse gerarchie, tra i nazisti “ordinari”.
È un’indagine che consente di sondare la contemporaneità, il male e la sua genesi. Riscoprire i complessi legami che unirono esseri umani così diversi tra loro attraverso uno di loro, uno di quelli dimenticati dalla Storia e dal tempo, dagli archivi di guerra e persino dai discendenti, compone una suggestiva quanto esaustiva allegoria della società attuale, con i suoi lugubri culti della personalità debordante e ossessivo-compulsiva, con le sue aberrazioni sulla razza e sulle discriminazioni sessuali, etniche, di genere.
Daniel Lee, storico inglese specializzato sulla Seconda Guerra Mondiale, conduce un’inchiesta su un uomo, Robert Griesinger, un dimenticato, un giurista nemmeno brillante, un burocrate di palazzo, un furbo arrampicatore sociale, un tenente delle SS che resse il Protettorato di Boemia e Moravia, le cui azioni furono esiziali per migliaia di persone, soprattutto per gli operai di numerose fabbriche ceche, i cui discendenti non seppero mai la verità sulla loro fine.
Ne “La poltrona della SS” (uscito per le edizioni nottetempo), il reportage storico in cui ciascuno degli studi di Lee confluisce, non è in discussione la verità (quella viene fuori dallo splendido apparato di note che di per sé costituisce un secondo testo e che affonda la propria verificabilità negli archivi di mezzo mondo), ma per prendere coscienza delle dinamiche afferenti al nazismo e delle forme di partecipazione al potere.
Tradotto da Fiorenza Conte, nel libro s’impone una lingua memoriale e d’inchiesta che conquista l’attenzione del lettore con grande facilità e lungimirante dispiegamento d’informazioni nuove, spesso inedite.

Nella storia di Robert Griesinger confluirono contingenze e temi plurimi: schiavismo, formazione scolastica, guerra, discriminazione razziale, emigrazione, giurisprudenza, genocidio.
Con questo materiale Lee sostanzia l’orrore nazista e ne individua la genesi e le conseguenze.

Tra il 1830 e il 1860 più di un milione e mezzo di tedeschi lasciò la patria per andare a vivere negli Stati Uniti.

Robert Griesinger senior fu uno dei 2594 tedeschi che si stabilirono a New Orleans nel biennio 1866-67 e al suo arrivo trovò un quartiere tedesco di grande vivacità. Nel 1860, i 19752 tedeschi americani rappresentavano quasi il 12 per cento della popolazione dell’intera città. A quei tempi la città era la sede di quattro giornali in lingua tedesca, quindici chiese protestanti, undici scuole e di varie associazioni e organizzazioni tedesche.


La cultura statunitense influì sulla formazione del manifesto della razza e sulle politiche discriminatorie adottate dai nazisti. La famiglia degli avi di Griesinger visse in un momento storico in cui era normale vendere all’asta un essere umano. Il suprematismo bianco costituiva una ragione normale di esistenza e le differenze tra bianchi e neri erano ben accettate dal tessuto sociale.

A metà degli anni trenta del secolo scorso, decine di giuristi tedeschi di primo piano si ispirarono con entusiasmo agli Stati Uniti per applicare al meglio il nuovo ordine razzista.

Le leggi di trenta stati americani furono prese a modello per l’attuazione delle discriminazioni razziali naziste. Di conseguenza, i 24mila neri che vivevano nel Terzo Reich costituivano una minaccia per il buon funzionamento della macchina politica, tanto che le Leggi di Norimberga furono estese a neri e a rom.
Da ricordare che durante la Prima Guerra Mondiale si originarono dei matrimoni interraziali tra donne tedesche e soldati francesi originari delle colonie. I figli nati da tali rapporti, tra i 500 e gli 800 ragazzini afro-tedeschi, chiamati “bastardi della Renania”, furono rintracciati e sterilizzati e divennero vittime delle stesse politiche discriminatorie toccate agli ebrei.

Se a prima vista potremmo collocare l’origine della discriminazione nazista nella storia degli Stati Uniti e nell’emigrazione tedesca, Lee affascina il lettore con ulteriori implicazioni. A partire dall’origine stessa della sua indagine, fortuita quanto enigmatica, il ritrovamento casuale di un plico all’interno di una poltrona che racchiudeva alcuni importanti documenti di Robert Griesinger, nonché di foto e titoli di stato e provvedimenti amministrativi, Daniel Lee s’impegna a tracciare un quadro esaustivo della vita del giurista e di tutti coloro che costituirono il tessuto sociale e lavorativo del suo tempo, dimostrando quanto un nazista defilato abbia potuto influire sulle scelte di regime e sulla sorte di migliaia di persone pur non figurando negli archivi che sporadicamente e sempre per eventi marginali.
Non è un caso che tra il 1945 e il 1958 soltanto 6093 ex nazisti furono puniti per aver commesso un crimine a fronte di un partito che contava otto milioni di iscritti.
Come vissero i figli di coloro che avevano perpetrato crudeltà sulla popolazione ebraica e sulle minoranze? Negando l’abominio, depistando, evitando di rispondere, infiltrandosi persino nelle università, approfittando di un’amnistia concessa.
D’altronde è proprio negli ambienti culturali, precisamente nei Corps Suevia Tübingen, una confraternita di destra universitaria, che presero piede le idee conservatrici che funsero da substrato per migliaia di giovani tedeschi. Durante quelle riunioni si progettavano vendette contro i “criminali di novembre”, cioè quei politici che avevano firmato il Trattato di Versailles. Non a caso un professore scrisse a commento di un’analisi di un compito di Griesinger che era “tutto parole vuote e nessuna conoscenza”.
Migliaia di laureati fecero carriera nel partito nazista e l’80% dei membri delle SS proveniva dalle università di Monaco, Gottinga, Heidelberg e Lipsia.
Malgrado le informazioni accumulate, sin qui resta comunque difficile un quadro chiaro sul funzionamento della vita quotidiana dei membri di rango inferiore delle SS. È per questo che il libro di Daniel Lee si rivela prezioso, perché palesa rapporti e usi del tempo sinora inediti.

Ricostruire il percorso di Griesinger per stabilire quale fosse il retroterra personale e professionale delle fasce subalterne delle SS prima di vestire quella famigerata divisa ci consente di mettere in discussione alcuni dei cliché storici più inveterati su questo periodo.

A corredo della ricerca il volume contiene le foto autentiche del materiale ritrovato nel plico e molte altre rinvenute durante i sopralluoghi negli archivi e nelle case dei discendenti di Griesinger. Una nota importante è il rapporto simbiotico tra il burocrate e la madre. Lee riesce a ottenere una sorta di diario nel quale la donna annota non solo la vita del figlio sino a che non diventò adulto ma anche la situazione della Germania e le strategie politiche e sociali del periodo, essendo ella stessa una sostenitrice delle idee naziste.
Uno dei periodi più bui per il genere umano è descritto con la passione del ricercatore e la pazienza di colui che ha il compito della testimonianza. Perché se atrocità come quelle commesse a Babi Yar (la più grande strage di ebrei di tutta la Seconda Guerra Mondiale) del settembre 1941 sono lontane da noi, la cultura dell’intolleranza serpeggia continuamente anche nei luoghi del sapere, dove il pensiero univoco allunga i tentacoli della colpa.

Uomini come Griesinger oscillavano senza sforzo tra la bontà, la gentilezza e la piacevolezza da una parte, e la gelida astuzia e l’indifferenza dall’altra.


Ti è piaciuto? Condividilo!
Scritto da
Angelo Di Liberto
Di' la tua

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.