Il “Salerno Festival Letteratura” è giunto alla sua dodicesima edizione. Dal 15 al 22 giugno di quest’anno, a Salerno si sono avvicendati autori, editori, addetti alla filiera editoriale per quello che è ormai il più importante festival letterario del sud Italia e uno dei più interessanti e prestigiosi a livello nazionale.
Il tema che ha caratterizzato l’ultima edizione è “Le domande giuste”, un tributo a Franz Kafka in occasione del centenario della morte.
“Per molti versi, Kafka resta un abisso insondabile, un enigma. Tanto più abissale, quanto più la sua scrittura appare di chiarezza abbacinante”, dichiara Gennaro Carillo, professore ordinario di Storia del pensiero politico nel Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Napoli Federico II, condirettore del festival.
“La città avrà un’atmosfera kafkiana – ha anticipato Paolo Di Paolo, che condivide la direzione artistica del festival – ma privilegiando il lato ilare e giocoso di Kafka, la sua visionarietà. Le sue parole e i nuclei delle sue grandi storie animeranno gli spazi, i vicoli, e renderanno Salerno in quei giorni un luogo molto letterario”.
Con oltre 200 autori, 158 eventi più una summer school con i suoi percorsi didattici, il Premio Salerno Libro d’Europa e il Fuorifestival, la manifestazione coinvolge un pubblico di lettori, di studenti, di professionisti, di semplici curiosi che sperimentano la parola, incontrano la letteratura, condividono visioni, costruiscono analisi, colgono lo spirito del tempo.
I luoghi suggestivi in cui si svolgono gli eventi sono disseminati lungo il centro storico. Da Palazzo Fruscione alla chiesa dell’Addolorata, dall’Archivio di Stato al Museo Diocesano, gli incontri sono avvengono in totale armonia con gli spazi storici, la cui forte significanza intensifica il rapporto culturale con i fruitori.
Il festival Salerno Letteratura è, dal 2013, l’attività che meglio riassume la filosofia dell’Associazione “Duna di Sale”, nata nel 2001 per volontà di Ines Mainieri e che insieme a un gruppo di donne co-fondatrici dell’associazione, si occupa di promuovere cultura, territorio e pari opportunità.
“Duna però è anche una associazione di promozione sociale, e per questo da anni realizza attività in collaborazione con l’Istituto Filippo Smaldone di Salerno e partecipa e realizza progetti volti alla istruzione informale degli adulti in ambito Europeo”.
Ines Mainieri è anima consustanziale del festival, direttrice organizzativa instancabile di “Salerno Letteratura”, è a lei che si deve la miccia fondativa. a lei è dedicata quest’intervista, per meglio comprendere valori e percorsi di un itinerario culturale foriero di tradizione e innovazione letteraria.
L’ho incontrata come ospite del festival durante la presentazione del mio ultimo libro uscito per Gallucci e ho chiacchierato con lei attorno a un tavolo e poi nella segreteria a palazzo Fruscione. Ciò che mi ha colpito di questa donna è stata la visione nitida del progetto, l’ardore e la tenacia con i quali ha creato il festival e perseguito un sogno, la dignità di una professionista culturale coraggiosa che pazientemente ha scommesso sul valore della parola.
A lei è dedicata quest’intervista, per meglio comprendere i percorsi di un itinerario culturale foriero di tradizione e innovazione letteraria.
1) Che cos’è questa realtà multiforme del “Salerno Letteratura”? E come nasce?
Salerno Letteratura è una intera settimana di festa nel corso della quale la cultura incontra la città e la “invade”, valorizzandone gli angoli più belli e caratteristici, e in questo modo ne esalta il carattere di luogo vivibile, adatto alla socialità, alle passeggiate e alle conversazioni. Il Festival ogni anno propone svariate decine di eventi intorno a un’idea molto libera e dinamica di letteratura. Autori giovani o già affermati, grandi e riconosciuti maestri o narratori esordienti, a Salerno Letteratura si incontrano tutti in una felice mescolanza, un caos creativo la cui ambizione è semplicemente quella di riuscire a incuriosire, a divertire, a far riflettere un pubblico il più ampio possibile, facendogli ritrovare una dimensione comunitaria che è l’esatto contrario della solitudine di massa indotta dall’intrattenimento televisivo. Si privilegiano l’incontro, la voce, la presenza fisica delle persone come condizioni imprescindibili di un’autentica e proficua relazione.
Il festival nasce dall’esperienza del passato, negli anni 70/80 Salerno era una città molto vivace dal punto di vista culturale, un luogo di effervescenza artistica e provocatoria. Mio marito che era un artista era anche un operatore culturale, la nostra casa e lo spazio del “Laboratorio”, hanno ospitato mostre, artisti internazionali, attori, registri e intellettuali, un caos creativo che ha prodotto idee innovative e progetti. Anni dopo, nel 2013, anno di nascita di Salerno letteratura, a mio avviso, la città era pronta per accogliere un grande festival letterario capace di ricreare atmosfere e riflessioni sul nostro tempo. Così è stato.
2) Se dovesse spiegare in che modo il festival sia differente dai tanti che costellano il circuito nazionale che cosa direbbe?
Il nostro è un festival dall’offerta culturale ampia. Saggistica, narrativa, poesia e arti performative si alternano all’interno del programma che risulta fruibile a tutti, anche considerando che i macrotemi vengono declinati anche nella sezione bambini e ragazzi. Abbiamo poi corsi settimanali di formazione: storytelling audiovisivo dai 12 anni, giornalismo e scrittura dai 16, e una scuola di lettura per gli adulti. Infine il festival abbraccia pubblico e ospiti con lo stesso calore con cui si accoglie un caro amico, e questo fa la differenza per la buona riuscita degli incontri.
3) Qual era, se c’era, l’obiettivo più importante dell’edizione di quest’anno?
Il festival è stato dedicato a Kafka, il tema “Le domande giuste.” Abbiamo costruito un festival per mettere in circolo domande radicali e nuove, quelle cioè che muovono la prospettiva, spostano lo sguardo, scardinano pregiudizi e luoghi comuni e che dessero al pubblico la possibilità di manifestare le proprie idee e curiosità credendo nella forza del dibattito.
4) Il festival nelle dodici edizioni è cresciuto esponenzialmente dimostrando grande vitalità e spirito innovativo. C’è un aspetto di questo enorme contenitore culturale che vorrebbe sviluppare e a cui vorrebbe dare più risalto?
Continueremo nella missione delineata dal mostro prezioso amico e primo direttore artistico Francesco Durante: far dialogare popoli e culture come antidoto alla violenza, alla prevaricazione, alla funesta autoreferenzialità del tempo presente. Vorremmo con Di Paolo e Carillo, creare occasioni proponendoci come “produttori” di performance artistiche e spettacoli che nascono a Salerno e da Salerno cominceranno il loro viaggio in giro per l’Italia.
5) Qual è il suo ricordo più caro del “Salerno Letteratura”?
Ce ne sono tanti, due ricordi mi sono più cari, il primo è legato alle emozioni scaturite dalla lettura della prima prolusione inaugurale “La mia vita fra i libri” affidata a Giuseppe Galasso, il secondo alla conversazione al ristorante con Raffaele La Capria per la sua curiosità del mondo e per il suo sguardo di fanciullo.
6) C’è un autore di cui sente la “maternità” artistica per averlo lanciato col festival? Se non c’è, chi avrebbe voluto lanciare?
No, ma è stato bello, negli anni, assistere alla crescita di alcuni autori che nel 2013 erano agli esordi, e che adesso sono ben affermati nel panorama letterario, non solo italiano. Basta solo guardare alla cinquina della prima edizione del Premio Salerno Libro d’Europa, che conferiamo ogni anno a giovani autrici o autori con meno di quarant’anni, che all’epoca includeva José Luis Peixoto, Jakuta Alikavazovic, Arno Camenisch, Judith Schalansky e Paolo Di Paolo, col quale si è costruito nel tempo un rapporto assai bello, tanto che alla scomparsa di Francesco Durante è stato naturale chiedergli di entrare nella Direzione del festival.
7) Quali sono le reali difficoltà organizzative di una macchina così complessa?
La macchina organizzativa è ormai rodata, purtroppo l’unica difficoltà è legata alle risorse finanziarie di cui non si ha contezza in tempi idonei alla opportuna e necessaria programmazione, ma devo anche dire che gli Enti Pubblici e le realtà imprenditoriali del territorio non ci hanno mai fatto mancare il loro sostegno.
8) Ci può dare una piccola anticipazione sulla nuova edizione del 2025?
Per questo forse è un po’ presto, ma le date le possiamo senz’altro comunicare, vi aspettiamo tutti dal 14 al 21 giugno 2025.