Fifty-Fifty – Warum e le avventure Conerotiche

Fifty-Fifty – Warum e le avventure Conerotiche

Warum è il soprannome di Aram, il protagonista dell’ultimo romanzo di Ezio Sinigaglia. Ed è proprio in questo appellativo che è racchiusa la sua essenza: Warum, infatti, in tedesco significa “perché” ed è usato nelle interrogative. Il personaggio, che è anche il narratore, si configura dunque sin dalle prime pagine come un enorme punto di domanda sulla realtà – umana, animale, celeste – che lo circonda. Non meno parlanti, del resto, sono gli altri nomi. Pensiamo ad esempio a Fifty-fifty (che dà il titolo all’opera), ancora una volta preso a prestito da una lingua straniera: si tratta del giovane uomo amato da Aram-Warum, il quale però non è in grado di corrispondere il suo amore, perlomeno non nei modi in cui quest’ultimo vorrebbe. Fifty-fifty, il cui vero nome è Stefano, e che viene chiamato anche Fifì, rifiuta infatti la sfera dell’omoerotismo. Quali paure recondite, quali traumi più o meno rimossi stiano dietro tale scelta, al protagonista non è dato saperlo. A lui non resta che accettare ciò che Fifì è in grado di donargli. Fifty-fifty è dunque amante solo per metà, potremmo dire con la mente e non con il corpo, ma anche questa sarebbe una semplificazione, infatti molti sono i contatti fisici tra i due, che assai sovente si accarezzano, si coccolano, si prendono cura l’uno dell’altro. E chissà che il segreto del perdurare di questo amore non stia proprio nell’eterna rinuncia inflitta ad Aram-Warum dal deuteragonista. Fifty-fifty peraltro non è espressione che faccia riferimento solo al soprannome di Stefano, ma pare essere la chiave di lettura con cui l’autore guarda al mondo da lui stesso inventato. Pensiamo ad esempio alla bisessualità del protagonista (e di altre figure), che ha avuto una moglie, alcune amanti, ma che poi si perde letteralmente dietro a Fifì. E pensiamo anche a Lara, la bambina in cui si imbattono, per un caso fortuito, il protagonista e Fifì: lei non sa pronunciare la R e questo dettaglio fa da contraltare a un episodio avvenuto durante l’infanzia di Aram. Anche lui infatti aveva qualche difficoltà con la R, e quando chiede alla mamma se “muoiamo tutti?”, la donna gli risponde correggendogli la pronuncia. Allora il piccolo ripete per tre volte la stessa espressione – “morrriamo tutti” – e le strappa un sorriso. Aram, tuttavia, nel corso degli anni, avrebbe dovuto imparare a sue spese che moriamo tutti non una, non tre, ma moltissime volte. Ed è proprio alla piccola Lara che Warum e Fifì, per eludere le sue domande indiscrete, rivelano di essere angeli, mentendo forse solo in parte e richiamando alla memoria gli struggenti capolavori cinematografici di Wim Wenders.

Le figure femminili sono altresì assai rilevanti all’interno di questo romanzo. Queste costellano la biografia del protagonista e le conferiscono spessore, a partire da sua madre, di cui soprattutto Aram ricorda il sorriso; passando per Adele, sorta di voce del mondo, giornalista capace di porre le domande che tutti vorrebbero fare; per la Beauharnais, amica e prima amante di Aram; e arrivando alla Dalloway, matematica veggente, altra amante del protagonista e abbandonata per Fifì. Quest’ultima, lungi dall’accusarlo e dal recriminare, gli offre in anticipo la sua spalla per piangere. Non possiamo poi non ricordare la Ramsay, che è stata docente di Aram e poi sua moglie. È proprio lei, peraltro, che offre il pretesto per un gioco letterario che mette a nudo l’ignoranza di un personaggio che nel testo viene chiamato Quarantuno in quanto ultima ruota del carro di Alì Babà. Questi rappresenta l’archetipo dell’accademico sbruffone e vacuo, e, quando riceve una lezione, il lettore non può fare a meno di compiacersene.

Un altro elemento importante all’interno di questo romanzo è la musica: impregna il linguaggio di Sinigaglia, ma anche l’attività frenetica e geniale di un altro personaggio, ovvero il musicista Stocky, proprietario della villa in Versilia dove per un periodo il protagonista viene ospitato insieme al suo amato, e che – paradosso dei paradossi – è a sua volta innamorato di Aram senza saperlo. La musica appare altresì metafora della vita stessa, in quanto il protagonista dichiara di percepirla non solo e non tanto con le orecchie, ma con ogni altro organo, con tutto il suo essere.

Il romanzo si configura dunque come un originale esperimento linguistico – attitudine del resto già nelle corde di questo autore sin dai suoi primi lavori (Il pantarèi, 1985, 2019) –, ma anche come la sapiente e disincantata costruzione di una commedia umana incentrata sul gioco del mondo, sulla sua crudeltà, sulle sue lacune ma anche sulla sua dolcezza, sull’ironia che le cose possono mostrare se solo le si guarda in un certo modo. Una delle massime aspirazioni del protagonista è peraltro quella di riuscire a ridere di tutto – proprio lui, che trova terribilmente noiosi i motti di spirito freudiani. Soprattutto, sembra volerci dire Aram, la realtà non va mai presa troppo sul serio, per lo meno quella che si percepisce con i sensi. La si deve inseguire altrove, e tuttavia essa scivola comunque via dalle mani, non si lascia trattenere: l’uomo, per somma beffa giocatagli dalla vita, è costretto a rassegnarsi a un destino ingrato che lo ha privato persino dell’universo parallelo che, di regola, l’inconscio architetta nei sogni.

Ezio Sinigaglia, Fifty-Fifty – Warum e le avventure Conerotiche, TerraRossa Edizioni, 2021

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Scritto da
Serena Penni
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