Liturgia della parola bulgara

Liturgia della parola bulgara

Intervista al professor Giuseppe Dell’Agata

Scoprire dove non immaginiamo forse potrebbe essere il carattere principale dell’arte di tradurre. Questa meravigliosa “stregoneria” che consente a milioni di lettori di entrare nelle lingue del mondo, in immaginari scoscesi, sommersi, urticanti, tenebrosi, liberatori, catartici, affina la capacità di comprendere l’umano.

Abbiamo voluto incontrare il traduttore di Georgi Gospodinov (scrittore bulgaro di eccelsa visione poetica), il professore Giuseppe Dell’Agata, allora studente prodigio alla Normale di Pisa e il più giovane ordinario dei suoi tempi, insegnante di filologia slava, fine esegeta nella sua intera carriera di profondo studioso di letterature dell’est europeo.

Il professore, che rappresenta un vertice per la conoscenza della letteratura bulgara, è stato direttore dell’Istituto di Letteratura slava e vicedirettore del dipartimento di Linguistica dell’Università di Pisa e insegnante per lo stesso ateneo dal 1980.

L’occasione del Premio Strega Europeo, che quest’anno è stato assegnato a Georgi Gospodinov per “Cronorifugio”, uscito per l’editore Voland che ne ha incoraggiato la pubblicazione da diciassette anni a questa parte e ne ha pubblicato l’intera opera, ci è sembrata la cornice ideale per dialogare col professore Dell’Agata e continuare ad aprire quella breccia sulla cultura slava che fatica a ricavarsi un posto d’onore tra le tradizioni letterarie del nostro paese, così devoto all’immaginario abusato e consunto statunitense.

Ho conosciuto il lavoro di traduzione di Dell’Agata attraverso la lettura di “Mitologia del tempo che cambia” di Alek Popov, uscito per l’illuminata :duepunti edizioni, mai abbastanza ricordata e che ci ha regalato capolavori come “Europeana” di Patrik Ourednik e “Il verbale” del premio Nobel Jean-Marie Gustave Le Clézio.

1) Come e quando sono entrate la Bulgaria e la sua letteratura nella sua vita?

Da studente dell’Università di Pisa e della Scuola Normale Superiore ho frequentato, senza dare esami, corsi di Filologia Slava con Riccardo Picchio e di Lingua e Letteratura ceca con Bruno Meriggi. La mia tesi di laurea, col prof. Tristano Bolelli, era dedicata ad alcuni aspetti della tecnica di traduzione in Antico Slavo Ecclesiastico (antico Bulgaro) dei Vangeli greci. Dopo oltre due anni di perfezionamento con i massimi slavisti cechi (Antonín Dostál. Josef Kurz e Bohuslav Havránek) sono stato cooptato, a 24 anni, dalla Facoltà di Lettere dell’Università di Pisa per l’insegnamento di Filologia Slava. Tornavo in Italia dopo aver sposato Doriana Popova, studentessa bulgara dell’Università di Praga. Ci eravamo fidanzati in francese, sposati in ceco e saremmo gradualmente passati ad alternare, da oltre 50 anni, italiano e bulgaro

2) Da un punto di vista filologico-linguistico quali sono le caratteristiche precipue della letteratura bulgara?

L’Antico Slavo Ecclesiastico, creato dai santi Cirillo e Metodio sulla base dei dialetti bulgaro-macedoni della zona di Salonicco, fu adottato, a oltre 120 anni dalla sua nascita, dalla Russia antica convertita al Cristianesimo nel 988. La letteratura bulgara antica, in grande maggioranza di carattere religioso, si fonda in gran parte su traduzioni di opere bizantine, oltre alla Sacra Scrittura, prediche, trattati religiosi, opere enciclopediche. Per mezzo millennio la lingua bulgara antica, adattata a modalità slavo-orientali prima a Kiev e poi a Mosca, è stata la lingua impiegata nella vasta e diffusa letteratura e cronachistica russe e nota come lingua Slavo-ecclesiastica, e usata da tutti gli Slavi ortodossi (Russi, Ucraini, Bielorussi, Serbi, Bulgari e Macedoni) prima della nascita delle rispettive lingue nazionali. Esiste poi una letteratura popolare bulgara, costituita in gran parte da prediche per i fedeli analfabeti, che vede una trasformazione grammaticale poderosa e che porta alla nascita del bulgaro moderno. Il bulgaro moderno ha lo stesso rapporto con la lingua di Cirillo e Metodio come quello tra il latino e le lingue romanze, come italiano, francese etc. Ha perso l’uso dei casi, introdotto l’articolo determinativo e riorganizzato l’ordine delle parole. La letteratura nella nuova lingua bulgara conosce notevoli opere di poesia e prosa ancora nell’ultimo quarto del XIX secolo e si sviluppa con notevoli risultati nel XX e nei giorni nostri.


3) Quali sono gli elementi di maggiore attrazione della poetica di Gospodinov? E di “Cronorifugio”?

Gospodinov esordisce come poeta e l’armonia fonico-sintattica delle poesia è presente in maniera sensibile anche nella sua opera in prosa. Sono attrattive e suggestive molte delle sue invenzioni nella trama dei racconti e dei romanzi, nelle improvvise svolte narrative, nella preparazione di inattese soluzioni finali, negli intrecci fantasiosi, paradossali e poco convenzionali.

4) Qual è il ruolo della memoria in “Cronorifugio”?

L’intero romanzo è costruito sulla memoria e sulla perdita di memoria, sul valore sia positivo che negativo della stessa. Il miglior modo di rispondere a questa domanda è quello di leggere il romanzo.

5) Come traduttore, trovandosi davanti a una materia letteraria così composita, qual è stato il suo primo proponimento? Come ha proceduto?

Ho sempre tradotto autori scelti da me. Quasi tutti amici. Sono abituato a mettermi a tradurre dopo aver parlato molte volte e a lungo con loro, aver ascoltato le loro idee, i temi che intendono sviluppare. Anche nel caso dei romanzi di Gospodinov ho tentato di utilizzare il suo ritmo nella conversazione, le sue riprese tematiche. I suoi frequenti puntini, puntini… e provato a rendere questi aspetti nella traduzione.

6) Chi è Gaustìn e che importanza riveste nella letteratura dell’autore?

Gospodinov ha inventato il suo personaggio, per la verità un suo alter-ego in vari testi e racconti precedenti, esprime una metà nascosta di se stesso, fantasiosa, paradossale e potenzialmente anche eversiva. In “Cronorifugio” si scontra a volte con lo stesso narratore. A Gospodinov ho detto che nelle loro dispute interne spesso mi sento di condividere il punto di vista di Gaustìn.

7) Come definirebbe le intertestualità dell’opera?

Tutta la scrittura di Gospodinov è fortemente intertestuale. Si ha l’impressione che sia nei racconti che nei romanzi l’autore scriva sempre sullo stesso argomento o su argomenti prossimi e derivati, i temi dell’infanzia sono sempre in primo piano, come quelli della memoria e dell’oblio. In “Cronorifugio” è particolarmente evidente il rifiuto di ogni forma di grotteschi sovranismi, di ogni variante di infondato orgoglio nazionalistico.

8) È ancora possibile un romanzo come luogo di comprensione del mondo? Il romanzo bulgaro come può contribuire?

Davvero non saprei rispondere. Certo, i romanzi di Gospodinov possono in qualche modo aiutare ad una nuova, o almeno parzialmente diversa, concezione della vita, della storia e del mondo in generale.

Scrivono che il passato sarebbe un paese straniero. Idiozie. Il passato è la mia patria. Il futuro è un paese straniero, pieno di volti estranei, non voglio entrarci.

da “Cronorifugio”

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Scritto da
Angelo Di Liberto
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