La cucina editoriale XX

La cucina editoriale XX

Mi viene da pensare ad alcuni miei piatti preferiti, quelli legati alla mia infanzia e che viene voglia di rimangiare, di riassaporare, di rigustare e credo che la stessa cosa valga per alcuni libri. Che dite? Ad esempio, qualche giorno fa mi è venuto di riassaporare la lettura di…

… Fruttero & Lucentini, il libro è “La prevalenza del cretino”.

Ebbene, è stata una bella avventura quella dal vivo. Mi avete lasciato addosso una sensazione di abbraccio. È stato bello ascoltarvi, leggere i vostri stimoli, costruire un percorso di piatti, pietanze, sapori e libri che ci accomunano, come se fossimo tutti seduti attorno a un tavolo ad ascoltare e suggerire, percepire e sentire. Pasteggiando.

Ci siamo lasciati alla fine della chiacchierata con una domanda, e in effetti è più importante affrontare le domande che cercare le risposte alle quali è sempre difficile rispondere. Ma credo e spero ognuno trovi spunti diversi. I suoi spunti.

Siamo sicuri di essere liberi di scegliere? La mia risposta, soltanto mia e personale, è che non sono libero di scegliere. Posso parlare solo di me. Mi sento condizionato a vari livelli: la pubblicità mi pervade comunque, anche se faccio attenzione. Mi occorre un grande lavoro di conoscenza e studio, tanta fede per non cadere in tentazione. Molte volte mi son trovato ad acquistare un prodotto molto pubblicizzato per provarlo (perché magari in offerta) e una volta provato mi sono aggredito con i sensi di colpa del tipo: “ecco lo sapevo, non dovevo cedere… vabbè, ma se non provavo questo avrei dovuto prenderne un altro… etc.”.

Probabilmente qualcuno di voi che segue la mia attività in cucina lo sa che amo testare i prodotti. Sì, è vero, prende il sopravvento una deformazione professionale che però non è esclusiva di chi fa il mestiere del cuoco! Del resto, mi capita anche con i libri (da quando faccio l’editore un po’ meno) e pure se vado al Brico: vale per le viti, i cacciaviti, gli utensili, i siliconi e i prodotti vari! Mi incuriosisco, sono letteralmente malato di curiosità. Se non bastasse, mi piace giocare con svariate cose e questa diventa forse una valida giustificazione nei confronti dei propri punti deboli.

Da un po’ di tempo seguo la “tecnica” dei libri che chiamano, ovvero non sono io a cercare i libri ma sono loro a trovare me. È una faccenda legata a una questione di ossigenazione, controllo del respiro che produce adrenalina. Una sorta di caccia al contrario; vago addrizzando le antenne e mi lascio attirare. Vale anche per i libri per me. Libri suggeriti da qualcuno, titoli che mi segno mentalmente e che a un certo momento di “decantazione” mi scelgono, come se fosse venuto il loro turno. Spesso la situazione è complice. Altre volte parto dritto col titolo bene in mente. Ecco, lo stesso principio che applico in cucina. E quando vado a fare la spesa al supermercato vago tra le corsie, guardo attentamente in alto, in basso, a destra e a sinistra, passo e ripasso nei corridoi finché a un certo punto qualcosa mi rapisce. Spesso e volentieri si tratta di nuovi prodotti, ecco che torna la voglia di giocare.
L’altro ieri sono andato a prendere del legno da Leroy Merlin (Brico) per fare uno scaffale-libreria per mio figlio e sono tornato con una nuova piantina per il mio giardino verticale! La cucina editoriale è anche questo.

C’è un luogo che vi fa stare bene? Io ne ho uno, ci vado due o tre volte a settimana e mi rigenera. Ve ne parlerò.

Continua…

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Scritto da
Fabio Mendolicchio
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