Aggiustare le cose per non buttare il mondo

Aggiustare le cose per non buttare il mondo

Quando una bambina corre, scappa veloce e non vuole mollare, allora il mondo cambia.

Geppi è sola, in paese sono tutti in vacanza. La sua famiglia non ha i soldi per partire, non le rimane che passeggiare in riva al fiume, beandosi della natura con le sue mille curiosità da scoprire. L’acqua, le pietre, i fiori, gli insetti e… tantissima spazzatura, tutta quella che siamo stati capaci di disseminare in giro, mascherando per una festa macabra le bellezze dell’ambiente.

A Geppi quei rifiuti sembrano belli perché non li vede definitivi. Apparentemente sono vetro e plastica, carta e metallo, ma a ben guardare possono assumere le forme che la bambina gli darà. E presto Wallace, Nylon, Pirina e Boom-Boom saranno i suoi compagni di giochi inanimati. Geppi proietta su di loro tutti i suoi sogni e gli parla come se fossero vivi. Magari lo diventassero.

Affacciata alla finestra della sua stanza la bambina, di sera, guarda il cielo brillare e vede una stella cadente. Chiude gli occhi ed esprime un desiderio.

L’indomani Wallace, Nylon, Pirina e Boom-Boom l’attendono trepidanti, hanno bisogno di parlarle, di stare con lei, di giocare. Sono vivi, capaci di sorprenderla con mille domande, desiderosi di sapere da dove vengano e di cosa siano fatti.

In questa azione innocente è contenuta la visione di un mondo nuovo, in cui le forme mutano e tutto cambia. Si annientano inizio e fine, non importa da dove vieni ma ciò che sei.

Beppe Tosco, già autore di libri per l’infanzia e l’adolescenza, insieme al figlio Francesco, con le illustrazioni in bianco e nero di Alessandro Sanna, compongono una fiaba horror sull’ambiente oltraggiato, sul crimine quotidiano della noncuranza, sull’egoismo consumistico e sulla protervia dell’accumulo. Pubblicato da Gallucci Editore, il volume raccoglie poeticamente tutto quello che siamo stati in grado di buttare e che un giorno ha rappresentato il desiderio di essere e di divenire.

Senti un po’ – disse allora Geppi, un po’ seccata. – A me mi hanno fatto mamma e papà, ma anch’io sono fatta di altro… acqua, granellini di minerali e altre piccole cose, l’ho studiato.

Ma quando è il momento di tornare a casa Geppi Colaianni, che ha nove anni e che fa la quarta C, non se la sente di lasciare lì le sue creature, così decide di portarle con sé.

Quello è solo l’inizio di una grande avventura, perché tutta la spazzatura del mondo, animata come per un sortilegio dalla caduta di un meteorite e non di una stella, ha deciso di vendicarsi degli esseri umani per i soprusi subiti. Buttata via anzitempo, non riutilizzata, non destinata a nuova vita, vuole punire chi non ha pensato di aggiustare una radiolina abbandonandola davanti a un contenitore, chi ha gettato una caffettiera solo per un manico rotto, chi si è liberato di una forchetta di plastica giusto per avere cambiato il cibo nel piatto.

I rifiuti del mondo, reietti e delusi sono pronti a marciare compatti e ridestare il Principe Marcio che riposa inquinante, radioattivo e minaccioso nel sottosuolo dei rifiuti proibiti, perché possa guidarli nella battaglia.

Solo Geppi e i suoi amici potranno fare qualcosa per salvare il pianeta.

… noi non siamo diventati cattivi come le altre spazzature perché lei ci ha raccolti e fatti diventare un’altra cosa.

Le cose si aggiustano, non si buttano. Dovremmo tenerlo a mente. E anche che quello che ogni oggetto ha rappresentato continua a perpetrarsi nel nostro ricordo e va onorato, non brutalizzato dall’abbandono. E se proprio dobbiamo liberarcene, che ognuno vada col proprio simile. La carta con la carta, la plastica con la plastica e così via.

In numerose parti del mondo si denunciano casi in cui la spazzatura ha preso vita e si è ribellata agli uomini. Parecchie discariche segnalano movimenti di pattume, ma è l’isola di immondizia nel Pacifico quella che preoccupa maggiormente le autorità. L’isola, grande cinque volte la Francia, ha preso a spostarsi verso la costa, si teme con l’intenzione d’invaderla.

L’immondizia denuncia ciò che l’essere umano è incapace di vedere. Intere distese di quello che siamo diventati, consumatori di risorse, privi di etica e di morale.

Eppure la più grande lezione arriva proprio dagli ultimi, dagli oggetti rotti, dai cibi smangiati, dagli elettrodomestici sbilenchi, capaci di credere ancora che un cambiamento sia realizzabile.

E mentre il mostro-capo, guazzabuglio di tutte le spazzature, aizza la folla dei rifiuti nella sua lingua clownesca, una bambina e la sua banda di scarti penserà a un modo per salvare il mondo.

Perché quando una bambina corre e non vuole mollare, allora non è ancora detta l’ultima parola. Puntando gli occhi verso il cielo sarà in grado di vedere il miracolo in cui noi non abbiamo creduto, la felicità che noi abbiamo perduto.

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Scritto da
Angelo Di Liberto
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