L’incomunicabile desiderio di una donna

L’incomunicabile desiderio di una donna

Un’anziana novantatreenne, un quattordicenne, quattro giorni, una porta chiusa. Pochi elementi a costruire tensione e una lingua affilata a introdurre il lettore in un incubo. Se a Stephen King occorsero oltre trecento pagine e oltraggiose sevizie per suscitare l’orrore in “Misery non deve morire”, a Federico Jeanmaire ne sono bastate appena centosettanta e nessuna tortura fisica in “Più leggero dell’aria”, uscito con la traduzione di Carlo Alberto Montalto per Pessime Idee Edizioni (Premio Clarín de Novela 2009).

Eppure il suo orrore si gioca su territori più sottili, più cinici, più perversi. Perché non viene mostrata alcuna violenza fisica; come per la tragedia greca prevale il discorso, la parola. Noi non vediamo l’azione. Tutto quello che è successo è già trascorso nonostante richiami il truce delinearsi di qualcosa celato nel ricordo.
La vecchia Rafaela tiene in ostaggio Santi, un adolescente che con l’inganno voleva rubarle dei soldi puntandole un coltello, o quello che la donna e i lettori credono tale.

Rafaela riesce a chiuderlo in bagno e poi fa ciò che nessuno si aspetterebbe: decide di raccontargli la storia di sua madre. Solo appena avrà finito libererà il ragazzo.

Dal ventinove novembre al due dicembre Rafaela non smetterà di parlare e noi sentiremo solo la sua di voce. Sapremo che dall’altra parte della porta del bagno c’è Santi a rispondere, ma noi non lo vedremo mai.

Sta già in questo la visionarietà della vicenda, sospesa tra incomunicabilità, solitudine, perversione, malinconia, odio, rimorso.

Cosa spinga la mente allucinata di Rafaela non verrà mai esplicitato ma al lettore risulterà chiaro sin da subito, nonostante l’inaspettata evoluzione e la sentenza finale.

Rafaela racconterà di sua madre, ma verranno fuori tutte le sue idiosincrasie, il suo razzismo (evocherà le origini mulatte del ragazzo e lo incolperà per la sua povertà), i limiti di una mente auto-segregata. La donna infatti non ha mai accettato di sposarsi o di avere una relazione duratura. Rivela una certa misandria e misantropia. I suoi unici contatti con il mondo esterno sono rappresentati dai commercianti presso i quali si reca per comprare da mangiare e altre piccole cose della vita quotidiana. È proprio il macellaio a capire che Rafaela nasconda qualcosa. Le cotolette che acquista presso di lui sono aumentate esponenzialmente di numero e devono essere molto più sottili di prima.
Servono a farle passare sotto la fessura della porta e nutrire il ragazzo, insieme a qualche cracker e delle focaccine. L’acqua del rubinetto del lavello farà il resto.
Federico Jeanmaire costruisce una trappola tagliente e pericolosa. La sua lingua si adatta vertiginosamente alla personalità di Rafaela. Procede implacabile seguendo i ragionamenti contorti della donna, le sue aggressività passive, la sua apparente innocuità. Rafaela ha potere di vita e di morte su Santi, vuole insegnargli a vivere.

Sino a che punto è lecito spingersi per far rispettare i propri diritti? E cosa si è disposti a fare per superare la solitudine? Sono due interrogativi interessanti che l’autore argentino spinge alle estreme conseguenze assieme al dualismo realtà/illusione. Cosa è vero di ciò che leggiamo? Rafaela sta dicendo la verità? Qual è la vera natura di questa donna? Alla madre avvenne tutto ciò che racconta? Affiora un altro dissidio: memoria e verità. È proprio vero ciò che ricordiamo? E infine: è lecito costringere un ragazzo di appena quattordici anni a restare chiuso dentro il bagno da una novantatreenne?

Perché la libertà, mi ascolti bene figliuolo, è del tutto legata alla proprietà. Ci si sente liberi quando si possiede. Quando si diventa finalmente proprietari di un bene, spirituale o materiale, che da tempo si desiderava con ardore. I filosofi possono dire ciò che vogliono sulla libertà, però la verità, l’unica verità in merito è che la libertà è l’appropriazione personale di un bene o di un sogno. Nient’altro.

Jeanmaire alterna momenti esilaranti, in cui viene fuori la vena grottesca della vicenda, a momenti di grande tensione, in cui tutti i riferimenti del vivere comune saltano. Si sgretolano anni di lotte per la parità di genere, si frantumano le regole della convivenza civile e l’organizzazione sociale che non si occupa dei deboli, delle categorie fragili. Chi è in realtà Rafaela? E cosa accadrebbe se le donne avessero la stessa forza fisica degli uomini?

Più leggero dell’aria è il desiderio di ogni donna.

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Scritto da
Angelo Di Liberto
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