La cucina editoriale XIX

La cucina editoriale XIX

Parto subito dalla domanda con la quale ci eravamo lasciati l’ultima volta.
Che l’euforia alcolica ci renda liberi purché sia alcol di qualità, non dimenticatelo mai, perché se l’alcol è pessimo fa male. Credo che tutti noi abbiamo avuto a che fare con questo, no? Vi piacerebbe se ci confrontassimo dal vivo?

La risposta è che sta arrivando, la data prefissata è il 13 gennaio 2022 e così sveliamo subito la novità di quest’anno. Circa un’ora, un’ora e mezza per fare il punto, una volta al mese, mettendomi a disposizione delle vostre provocanti domande, alle quali cercherò, anzi cercheremo (non sarò solo), di non sottrarci.

Tornando al fatto che l’alcol pessimo faccia male, questo mi riporta a un periodo adolescenziale, quando da ragazzi, nelle occasioni di gruppo e baldoria, ci si sorbiva quei pintoni di vinaccio da pochi soldi. Per non parlare dei boccioni da 5 litri che tutto erano (sicuramente intrugli alcolici di pessima fattura) tranne che vino. Ah, che ricordi che produce quel boccione da 5 litri!

Voi mi chiederete dove voglia portarvi questa volta. Solo a riflettere su un particolare… che quando ci si trova invischiati in qualcosa di divertente, fanciullesco, di gruppo, non ci si renda mai conto del rischio per la salute, e per l’educazione. Mi spiego meglio: a me è capitato tante volte di bere vino pessimo e solo a distanza di tempo ne ho compreso il pericolo e l’importanza. Ciò che spesso ci conforta è pensare che “una volta ogni tanto non fa male”, ma s’ignora completamente che una volta ogni tanto per il vino, una volta ogni tanto per la carne (hamburger McDonald per esempio), una volta ogni tanto per il cioccolato al latte o fondente al 50%, una volta ogni tanto per l’olio di palma e grassi saturi in grande quantità, una volta ogni tanto per il cibo in scatola, una volta ogni tanto per i gelati, una volta ogni tanto per gli snack e gli insaccati etc. etc., ed ecco che sommati insieme tutti questi “una volta ogni tanto” diventano un’abitudine dopante.

Io ho frequentato l’Alberghiero, si studiava chimica degli alimenti ma anche l’importanza della qualità degli ingredienti, la scala nutrizionale, la piramide alimentare, eppure la sera quando si usciva in compagnia, oppure durante un’occupazione, ci si lasciava andare sempre a strappi alla regola. Io stesso mi trovavo immischiato in divertenti goliardate che però mostravano anche l’altro lato della medaglia, quello dell’educazione derivante dall’azione ripetuta, qualunque essa sia. Siamo quello che facciamo ogni giorno, nel bene e nel male, l’ho già detto e sono pronto a sottoscriverlo e ribadirlo.

L’alcol è devastante, stordisce, entra in circolo, crea assuefazione e dipendenza. Ho imparato solo successivamente che bere bene educa anche a mangiare bene, a leggere bene, ad amare, a vestire bene e via così, perché tutto è collegato, tutto! Allo stesso modo la lettura ci rende migliori se ciò che leggiamo ci nutre e ci stimola. Sembrerà un paradosso ma questo avviene soprattutto quando un cibo o una lettura disturbano un’abitudine continuativa. Forse occorrerà tempo e dedizione ma alla lunga trovarsi di fronte a nuove prospettive ci mostra i presupposti di un’evoluzione interiore, di crescita.

Mi viene da pensare ad alcuni miei piatti preferiti, quelli legati alla mia infanzia e che viene voglia di rimangiare, di riassaporare, di rigustare e credo che la stessa cosa valga per alcuni libri. Che ne dite? Ad esempio, qualche giorno fa mi è venuto di riassaporare la lettura di…

Continua…

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Scritto da
Fabio Mendolicchio
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