La cucina editoriale (IV parte)

La cucina editoriale (IV parte)

Ma sapete realmente cosa significhi la parola “reso”? La prossima volta entreremo nel dettaglio. Per ora vi lascio solo un indizio: bevete latte fresco?

Direte voi, perché il latte? Perché il libro come il latte prevede il diritto di resa da parte dell’intermediario (libreria, distribuzione o rivendita qualunque essa sia). Ebbene sì, forse lo sapevate o forse no ma ora lo sapete, almeno voi che leggete queste righe: i libri e il latte acquistati dai punti vendita hanno il diritto di reso dell’invenduto. Tradotto: le latterie, i supermercati e le rivendite di qualsiasi genere, hanno il diritto di rendere il latte che non vendono, ovviamente in cambio di quello nuovo che arriva e ovviamente entro i termini di scadenza. Le librerie (comprese quelle on line) hanno il diritto di rendere i libri invenduti. Tradotto ancora una volta: non hanno il rischio d’impresa, trattano una materia che in qualsiasi momento, badate bene e ripeto, in qualsiasi momento, significa anche 5, 7 o 10 anni dopo, può essere rimandata indietro e divenire moneta di scambio. Proprio in questi giorni sto lavorando a dei rendiconti che vedono rientrare un titolo uscito 6 anni fa (sono andato a controllare) e mai più movimentato da allora!

C’è una sostanziale grande differenza però; mentre il latte viene reso entro scadenza, che solitamente è di 4-5 giorni, e torna al caseificio che lo lavora immediatamente producendo formaggio e altre ulteriori lavorazioni, per l’editore il reso avviene mesi dopo, anni dopo e comporta che quel libro spesso e volentieri non è più appetibile per il mercato. Spesso arriva sporco o rovinato e va direttamente al macero (dettaglio contemplato nei contratti di distribuzione che svantaggia l’editore) e i soldi già fatturati vanno resi con nota di credito.

Il latte e il libro quindi sono gli unici due prodotti a essere sottoposti a diritto di resa.

Sappiamo che il latte subisce un trattamento chiamato UHT (Ultra High Temperature) che serve per allungargli la conservazione, sostanzialmente la vita. Non avete idea di quante volte ci abbia pensato a questo. Però il latte UHT è un latte meno ricco di proprietà (per farla breve). Una volta conobbi una signora che lavorava come lavapiatti in un ristorante dove cucinavo e mi raccontò di essere stata dipendente di un caseificio nel reparto di preparazione del latte UHT, e le cose che mi raccontava erano da pelle d’oca (vari tipi di latte mescolati, latte non freschissimo, pavimenti corrosi, mani rovinate, etc). Però nei miei pensieri l’idea che anche il libro potesse subire un trattamento UHT e che anche i libri invenduti potessero tornare ad assumere nuova vita iniziò a manifestarsi qualche anno addietro. Certo, si sa che un libro non letto è sempre un libro nuovo, basti pensare anche ai libri usati. Ma non è così semplice.

Ad un certo punto creo e do vita alle lampade libro, brevettando e registrandone il progetto e mettendomi all’opera. Dopo vari tentativi ecco le prime lampade libro, con pagine stropicciate, e così un certo numero di libri, altrimenti destinati al macero, prendono nuova vita.

Il punto centrale però è che i libri nuovi devono essere concepiti diversamente, al contrario del concetto UHT del latte. I libri per avere lunga vita devono essere fatti per lasciare il segno nel lettore e nella storia, l’esatto contrario di tutto ciò che oggi viene prodotto in qualsiasi categoria di prodotti.
Bisogna tornare al lavoro artigiano, al potersi fidare del produttore, dell’autore, dell’editore, al potere bere un buon bicchiere di latte fresco! Sapete, è sempre questione di abitudine, un po’ come il caffè bevuto amaro o il cioccolato fondente. A tal proposito preferite il cioccolato al latte o quello fondente?

Continua…

PS

Se volete sapere di più delle lampade libro, Angelo ne ha una, qui trovate le info utili: https://www.miraggiedizioni.it/prodotto/lampada-libro-miraggi-luminosi/

Leggi la III parte dell’articolo

Leggi la V parte dell’articolo

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Scritto da
Fabio Mendolicchio
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